"Scendete, bambini, i pazzi sono brava gente," ordinò.
"Potete salire sugli alberi, mangiare tutto quello che volete e riempire questa borsa. Siamo immensamente ricchi."
Non so come riuscì che i ricoverati ci aiutassero, presto ci passò ogni paura e finimmo tutti arrampicati sugli alberi a divorare albicocche sbavando sugo, strappandole a manate dai rami per metterle nella borsa. Le assaggiavamo con un morso e se non ci sembravano abbastanza dolci le buttavamo e ne prendevamo altre, ci lanciavano le albicocche mature e ci scoppiavano addosso in una vera orgia di frutta e di risate. Mangiammo a sazietà e dopo esserci congedati dai dementi con baci e abbracci prendemmo la via del ritorno sulla vecchia Ford con la borsona stracolma, da cui continuammo ad attingere finchè non ci vinsero i dolori di pancia. Quel giorno ebbi coscienza per la prima volta che la vita può essere generosa. Non avrei mai avuto un'esperienza simile con mio nonno o con un'altro membro della mia famiglia, che consideravano la penuria una benedizione e l'avarizia una virtù. Di tanto in tanto il Tata si presentava con un vassoio di paste, sempre contate, una a testa, nulla mancava e nulla avanzava; il denaro era sacro e a noi bambini insegnavano presto quanto costava guadagnarlo. Mio nonno era ricco, ma non lo sospettai che molto tempo dopo. Zio Ramòn ero povero come un topo di sacrestia e neanche di questo mi accorsi allora, perchè fece in modo di insegnarci a godere del poco che aveva.
Nei momenti più duri della mia vita, quando mi sembrava che si chiudessero tutte le porte , il sapore di quelle albicocche mi torna in bocca per consolarmi con l'idea che l'abbondanza è a portata di mano, se la si sa cercare."
da "Paula" di Isabel Allende